Prima di riscontrare la sindrome premestruale dopo il parto, per le neomamme passerà un determinato periodo di tempo, che può variare da situazione a situazione.
Chiamata “sindrome disforica della fase luteale tardiva” ed è considerata a tutti gli effetti un disturbo di competenza psichiatrica. Le fluttuazioni premestruali dei livelli degli estrogeni causano, in soggetti predisposti, una caduta dei livelli di serotonina nel cervello, il quale espleta una funzione di regolazione del tono dell’umore: una sua riduzione può cagionare depressione e aggressività.
Sindrome premestruale dopo il parto: cos’è
La sindrome premestruale dopo il parto porta con sè i cambiamenti a cui l’organismo della donna deve rispondere; essi sono importanti ed il corpo ha la necessità di adattarsi e trasformarsi per un nuovo ed eventuale futuro concepimento, ovvero deve predisporre la nascita di un nuovo ovulo che comporterà un nuovo ciclo.
Questa fase di “quarantena” (o “puerperio”) potrebbe essere caratterizzata da qualche perdita che non può, però, essere associata alla sindrome mestruale dopo il parto, per la quale ancora si dovrà attendere e che sarà preceduta da una nuova amenorrea, la cui durata dipenderà anche dal periodo dell’allattamento.
La comparsa della vera sindrome, è influenzata – quindi – da numerosi fattori: il “capoparto” è il primo ciclo che arriverà dopo la gravidanza e potrà manifestarsi più o meno abbondantemente rispetto a quelli che hanno preceduto i 9 mesi di maternità.
Le donne che avevano mestruazioni dolorose ed irregolari, potranno notare un miglioramento di questi aspetti perché l’utero tende ad ingrandirsi ed a risolvere il problema dei crampi al basso ventre, generati dalla precedente presenza di aderenze pelviche.
I cicli successivi riprenderanno piano piano la propria regolarità ed il consiglio è quello – se non si desidera immediatamente una nuova gravidanza – di proteggersi dai rapporti sessuali, utilizzando i metodi contraccettivi più sicuri o, comunque, consigliati dal ginecologo.
Sindrome premestruale dopo il parto: Rimedi naturali
È possibile migliorare la sindrome premestruale ricorrendo a rimedi naturali? Ebbene sì, basta utilizzare diversi principi naturali, tra cui il magnesio, rilassante naturale, e l’agnocasto.
Un antico rimedio naturale, l’agnocasto o “agnello casto” è un aiuto fitoterapico ottimo per le donne che desiderino una terapia più naturale per affrontare i sintomi fastidiosi legati alla sindrome premestruale.
I prodotti contenenti agnocasto hanno un’interessante azione sedativa: lo stesso Ministero della Sanità tedesco ha approvato l’uso dell’agnocasto per le irregolarità del ciclo mestruale, la mastodinia, ossia il dolore al seno, per i disturbi della menopausa e la sindrome premestruale.
Nell’agnocasto, le parti contenenti i principi attivi sono i semi, che contengono oli essenziali iridoidi glucosidici e i flavonoidi. Diversi studi clinici hanno confermato che 40 gocce al giorno di estratto di Agnocasto hanno portato ad un miglioramento della sindrome premestruale, di gravità lieve-media, nel 90% dei casi.
Esso agisce direttamente sull’ipofisi per la produzione di ormoni progestinici, riducendo prolattina e FSH e aumentano LH. Inoltre, i semi di agnocasto hanno una blanda funzione sedativa sull’organismo, utili nel trattamento dei piccoli problemi dovuti a stress post partum.
Per quanto concerne gli effetti collaterali (nausea, malessere, disturbi gastrointestinali minori) sono stati riportati dall’1,9% delle donne.