La gravidanza come viaggio verso la genitorialità

Quando si diventa genitori? Quando nascono i figli, o prima, durante la gravidanza?

La gravidanza rappresenta un tempo di transizione e preparazione a una nuova fase di vita.

Si organizza nel ciclo di rotture e successive riorganizzazioni del proprio assetto, psicologico e non, in cui vi è un’unione delle diverse parti che compongono la persona.

L’essere figlio, partner e genitore si vanno a integrare tra di loro, formando un’unica storia della persona. Ogni tassello va al proprio posto, come un puzzle iniziato a costruire nell’infanzia.

Si parla di cambiamenti a vari livelli: neurobiologico, emotivo, relazionale e sociale.

I cambiamenti neurobiologici a cui va incontro la madre riguardano modificazioni morfologiche della materia cerebrale: vi è un cambiamento nella forma, con un aumento del volume e dell’architettura della materia grigia e bianca.

Queste trasformazioni neurologiche accompagnano i cambiamenti del corpo. Le modificazioni che avvengono nel cervello della donna non avvengono per caso, hanno un proprio significato e senso.

Vanno ad essere implementate le aree che riguardano l’attenzione, con la capacità di focalizzarla a cogliere la salienza degli stimoli infantili.

Aumenta la competenza empatica e di mentalizzazione (ovvero la capacità che permette di comprendere i propri e altrui stati mentali). Tutte aree che favoriscono la cura genitoriale.

I cambiamenti che avvengono nel corpo e nel cervello della donna, sono promossi anche per lo sviluppo del feto. Il feto nell’ambiente intrauterino, riceve informazioni dall’ambiente extrauterino, attraverso la mediazione della madre.

Sul piano emotivo troviamo l’eccitazione per la gravidanza, ma allo stesso tempo un senso di perdita. Non ci sono libretti delle istruzioni specifici per la donna su come affrontare la propria gravidanza.

Ogni donna dovrà tarare le informazioni, i consigli, i suggerimenti datale, sulla base della propria esperienza e del proprio vissuto.

Vi possono essere sentimenti di ansia o conflitto, depressione e labilità emotiva. Tutti gli stati emozionali che può provare la donna durante la gravidanza sono ammissibili.

Risultano importanti le campagne di sensibilizzazione che vanno a rafforzare il fatto che vada bene se la donna non prova solo felicità ed entusiasmo per la propria gravidanza. Ci sono anche la paura, il terrore e il sentirsi sopraffatta dalla situazione. È necessario andare a legittimare ogni vissuto emotivo.

Il piano relazionale si compone di tutte le relazioni che compongono il mondo della donna. Fondamentali sono le relazioni con la propria famiglia d’origine e soprattutto con il proprio partner.

Durante il periodo della gravidanza risulta importante andare a formare lo spazio familiare che si sta già creando con l’arrivo del bambino, rafforzando la relazione di coppia per focalizzarsi su quella genitoriale.

Promuovere inoltre la transizione dal bambino immaginario al bambino reale. Inconsapevolmente nel passaggio a essere genitore, si riattiverà la relazione che si ha avuto con i propri genitori.

Quando si parla di gravidanza, necessariamente si parla del piano sociale nel quale si pone la persona. Il contesto culturale di appartenenza va a influenzare il periodo della gravidanza e interviene favorendo o meno il passaggio alla fase genitoriale.

Inoltre, a livello più pratico e organizzativo, le norme e regole sociali vanno a condizionare questa fase della vita.

Compiti psicologici della gravidanza

Il modello di Rubin

Rubin, nel 1984, formula quattro compiti psicologici della donna durante la gravidanza.

  1. Costruire un passaggio sicuro e fiducioso: questo primo compito prevede di focalizzarsi sul proprio benessere e quello del bambino, sia nel momento in cui è feto, sia una volta nato. Il focalizzarsi su di sé e sul bambino permetterà di rafforzare il momento del parto e transitare tra la realtà che ancora non c’è e quella che ci sarà.
  2. Assicurarsi l’accettazione: in questo caso entra in gioco la componente relazionale, la rete di relazioni in cui vive la donna. Durante la gravidanza si andranno a sperimentare le possibili relazioni di supporto.
  3. Costruire un legame con il bambino non ancora nato: fondamentale durante i nove mesi della gravidanza è la costruzione di un rapporto con il bambino non ancora nato. In questi mesi si andrà a creare il bambino immaginario, rappresentante i sogni, i desideri e le aspettative della donna riguardanti il proprio bambino (“avrà gli occhi azzurri; magari diventerà un bravissimo pianista”). Nel momento della nascita è importante che questa rappresentazione immaginaria faccia i conti e dia spazio invece alla rappresentazione del bambino reale. Se ciò non avviene questo andrà a causare una dissociazione nei confronti del figlio reale; la madre non lo vedrà per quello che realmente è, ma si baserà sulla sua immaginazione, portando di conseguenza a una possibile delusione, non essendo il bambino perfetto come se lo era immaginato.
  4. Learning to give: tradotto “imparare a dare”, viene inteso come il porre i bisogni del bambino davanti ai propri. Entra in gioco una funzione fondamentale del genitore, ovvero quella di prendersi cura e soddisfare i bisogni del proprio bambino, per riuscire a garantirgli la sopravvivenza.

La gravidanza è un viaggio, costellato di gioia, paura e ostacoli, che porterà allo sviluppo di un nuovo legame e al passaggio a genitori già durante l’attesa.

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