È finito il periodo dell’astensione dal lavoro, la pausa per maternità è giunta al termine ed è arrivato il momento di decidere a chi affidare il proprio bambino quando gli impegni lavorativi costringono la mamma fuori casa. Nonni, asilo nido, baby sitter, queste le scelte che si trovano di fronte i genitori, ognuna con i suoi pro e i suoi contro.
La maggior parte delle coppie (condizioni permettendo), sceglie una soluzione che comprende sia le cure dei nonni che la presenza al nido, una scelta giusta e moderata che non stravolge gli equilibri del bambino: sarà infatti circondato dall’affetto famigliare ma soddisferà anche le sue esigenze di relazione e gioco con altri bambini.
D’altro canto l’inserimento al nido può portare con sé il rischio che il bambino possa soffrire più spesso d’infezioni ricorrenti e che il distacco dalla figura materna risulti più difficile del previsto.
Nido e malattie
A tal proposito, secondo gli esperti del SITIP (Società Italiana di Infettivologia Pediatrica), per l’inserimento al nido bisognerebbe aspettare almeno i 18 mesi del bambino perché “il loro sistema immunitario è ancora immaturo, e quindi si ammalano più spesso, e sviluppano manifestazioni cliniche più rilevanti”. Grande valore assumono i vaccini, specialmente il vaccino per lo pneumococco, per l’influenza e per il rotavirus (infezione gastrointestinale infantile), vaccini che comunque vanno somministrati per tempo.
La Dott.Esposito, presidentessa della SITIP e direttrice dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura del Policlinico di Milano, dice : “Il 25% dei bambini dai 18 ai 3 mesi, soffre ad esempio di infezioni respiratorie ricorrenti, e sono estremamente comuni anche le gastroenteriti.
Ammalarsi spesso aumenta il rischio di episodi acuti, che possono richiedere anche visite al pronto soccorso e ricoveri in ospedale, e causa l’utilizzo eccessivo antibiotici, che finiscono per selezionare ceppi batterici resistenti”. Come capire quindi quando le malattie sono troppo frequenti? “Tre episodi in sei mesi o quattro in un anno, se le infezioni colpiscono sempre la stessa sede, e otto in un anno se riguardano sedi diverse, vanno considerati patologici”, raccomanda Esposito. “In questi casi è meglio ritirare il bambino dall’asilo, e reintrodurlo al compimento dei tre anni, quando invece frequentare l’ambiente scolastico diventa tassativo, per imparare a socializzare e a seguire le regole”.
Regole universali sitip
La catena epidemiologica di importanti malattie infettive può essere interrotta con l’adozione di una serie di precauzioni universali, da tener conto indipendentemente dall’insorgenza di casi di malattia:
- lavaggio frequente delle mani;
- utilizzo strettamente individuale di salviette, spazzolini da denti, pettini, biancheria, scarpe e cappelli;
- detersione e sanificazione di giochi che possono essere imbrattati di saliva.
Come scegliere un asilo nido
La scelta della prima scuola del bambino spetta ai genitori, che valuteranno: la vicinanza alla propria abitazione o al posto di lavoro, la conoscenza diretta o indiretta della struttura. In ogni caso il genitore, per un sano inserimento del bambino, dovrà stabilire col personale del nido un rapporto di fiducia e collaborazione: il bambino sentirà la complicità e l’affiatamento tra le due parti e soffrirà di meno del graduale distacco.
La scelta migliore, secondo gli esperti della SITIP, è una struttura che offra la possibilità di utilizzare spazi aperti nella bella stagione, locali ampi e un numero non eccessivo di bambini per classe. Se possibile, andrebbe evitato il riposino a scuola, perché la permanenza di tanti bambini nella stessa stanza aumenta i rischi di contagio, e vanno limitati gli scambi di giochi e l’utilizzo del ciuccio. Se il proprio figlio continua ad ammalarsi spesso, è meglio scegliere la permanenza fino alle 13:30, almeno nei mesi invernali.
Fonte: laRepubbica.it