Tra le principali tipologie di parto naturale, il parto eutocico è quello spontaneo, naturale e non richiede alcuna manovra o l’utilizzo di strumenti per dare alla luce il bambino. L’espulsione del neonato dal canale vaginale della mamma avviene senza indurre il travaglio e senza ausilio di ventosa o forcipe, contrariamente al parto distocico o operativo. Vediamo in questa guida che cos’è il parto eutocico, quali sono le quattro fasi principali che lo connotano e le altre tipologie di parto.
Parto eutocico: le quattro fasi
In ginecologia e in ostetricia, il parto eutocico consiste nell’espulsione spontanea del feto dall’utero materno, senza alcun tipo di intervento esterno o senza somministrare alla mamma ossitocina. Per capire meglio come avviene il parto eutocico, ecco le quattro fasi peculiari.
#1. Fase prodromica
Il primo step è conosciuto come quello preparatorio: la neomamma inizia ad avere delle contrazioni irregolari, ma il dolore è ancora sopportabile. Infatti, non è necessario recarsi all’ospedale, ma i tessuti e gli organi interni si preparano ad espellere il feto dall’utero.
#2. Fase dilatante o travaglio
Il travaglio è la fase in cui le contrazioni si intensificano, il dolore si acuisce e il collo dell’utero si dilata sempre di più per consentire al feto di venire alla luce. Quando inizia la fase dilatante è giunto il momento di preparare le valigie per recarsi in ospedale. Come riconoscere la fase dilatante? I ginecologi sono concordi con il ritenere che le contrazioni uterine si presentino con cadenza regolare: ogni 5/6 minuti ed ognuna ha una durata di circa venti/trenta secondi al massimo. Le contrazioni sono dolorose e assimilabili ai dolori addominali che si avvertono al basso ventre ed alla schiena durante il ciclo mestruale.
#3. Fase espulsiva
La terza fase è quella espulsiva: il bambino viene messo alla luce senza bisogno di aiuti esterni. L’equipe medica supporta la madre e il bambino in questa fase delicata, ma il loro intervento è esiguo.
#4. Fase di secondamento
L’ultima fase di secondamento è quella durante la quale viene espulsa la placenta.
Le altre tipologie di parto
Oltre al parto eutocico ovvero alla forma di parto spontaneo, ci sono altre tipologie tra cui quello distocico o parto operativo, il quale si distingue per l’intervento del ginecologo e dell’equipe medica che interviene con specifiche manovre o strumenti che favoriscono l’espulsione del feto dall’utero vaginale. Se la donna non riesce a partorire spontaneamente, si ricorre al parto indotto mediante la somministrazione di farmaci come il gel o l’ossitocina.
Infine, il parto cesareo è un intervento chirurgico che viene effettuato dal medico per estrarre il bambino mediante incisione al basso ventre. Si ricorre a questa tipologia di parto quanto il feto si trova in posizione podalica. Un’ultima differenza che distingue le varie tipologie di parto è quella tra nullipare e pluripare. Queste ultime sono quelle che hanno già partorito e impiegano molto meno tempo per dare alla luce il bambino: il tutto si risolve in circa sei ore. Le nullipare possono arrivare anche a otto ore. In ogni caso, è sempre utile un valido supporto dell’equipe medica, anche in caso di parto eutocico.